Il quadrato della pastorale mediale

La pastorale contemporanea si trova ad operare in un contesto epocale che presenta un duplice versante:

  • da una parte la natura umana (con le sue dinamiche psicologiche e sociologiche di base) è sempre la stessa: “Nihil sub sole novum” (Qohelet 1, 9) – da questo punto di vista quindi il pastore può fare riferimento alla ricca tradizione sapienziale che attraversa la storia della Chiesa a partire dalla Buona Notizia;
  • dall’altra parte, tuttavia, le coordinate tecno-logiche (in particolare relative alle modalità comunicative e rappresentative) si presentano oggi in continuo mutamento – e richiedono quindi una precisa riflessione sull’umanità mediale, capace di contestualizzare la tradizione nel presente in modo efficace.

Per un primo orientamento generale, suggerisco di attraversare la questione della pastorale mediale (o digitale) secondo quattro direttrici, capaci di evidenziare i differenti significati che i media digitali assumono per la pastorale:

  1. dimensione strumentale – una considerazione tecnica dei media ne apprezza la loro versatilità come strumenti a disposizione del pastore per compiere in modo più efficiente le azioni della quotidianità;
  2. dimensione informativa – una lettura semiotica dei media ne mette in rilievo la vastità dell’archivio testuale, un’enciclopedia multimediale alla quale attingere informazioni utili per l’attività pastorale;
  3. dimensione relazionale – un’analisi sociologica dei media ne sottolinea e potenzialità nella creazione di reti personali, di gruppi, di comunità, nell’ottica di una presenza attenta e impostata sulla reciprocità;
  4. dimensione culturale – una prospettiva antropologica evidenzia le modalità con cui l’umanità mediale proietta se stessa (le paure e i bisogni), si rappresenta nelle sue contraddizioni e immagina il futuro; solo così il pastore ha accesso alla verità dell’uomo contemporaneo.

Ciascuna direttrice apre un intero panorama di considerazioni, di analisi e di possibili percorsi operativi. In estrema sintesi, sull’asse degli strumenti, l’attenzione del pastore è rivolta a selezionare lo strumento che di volta in volta appare più opportuno per il proprio progetto di azione pastorale; sull’asse dei contenuti, al pastore viene chiesta una competenza mediale sofisticata, in modo da possedere  capacità di gestione critica delle informazioni ed essere così a sua volta “formatore digitale”; sull’asse della comunità, sarà importante curare le relazioni digitali con la stessa attenzione con cui si gestiscono le relazioni in presenza; infine, sull’asse antropologico, sarà importante comprendere in che modo l’esperienza digitale sia a tutti gli effetti uno stile di vita e una modalità dell’espressione creativa dell’uomo, così da inserirsi positivamente nel cuore stesso della contemporaneità.

In sostanza, da parte della Chiesa, si tratta di provare a comprender-si nella e educar-si alla cultura mediale, attivando la dinamica generativa dell’incontro tra tradizione e tecno-logia digitale per farsi prossimi all’umanità mediale.

“Vorrei esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia.” (Papa Francesco).